Chuck Palahniuk: un divo underground.

Chuck Palahniuk: un nome impronunciabile dietro cui si nasconde uno dei più importanti autori della cosiddetta Generazione X, scrittori di differente derivazione artistica e culturale impegnati a definire i contorni della moderna società consumistica, dell'alienazione cui l'esistenza del singolo è costretta da modelli di vita standardizzati e imposti dai media.
Il mondo ritratto da Palahniuk è infatti quello delle grandi metropoli americane, grigie e claustrofobiche gabbie popolate da uomini delusi e anonimi, impiegati trentenni che nidificano in vuoti monolocali arredati Ikea, tutti omologati nell'incurabile depressione e nelle maniacali nevrosi, curate ossessivamente con Ritalin, Valium e massicce dosi di antidepressivi.
I personaggi e le loro stesse vite  sono stereotipi dell'idea di umano che più ci tranquillizza: è la tastiera politicamente scorretta di Palahniuk a trasformare irreprensibili assicuratori in terroristi rivoluzionari, diligenti e assidui frequentatori di chiesa in eroi caritatevoli che convincono via telefono i disperati a suicidarsi, dipendenti di parchi a tema che alternano gli obbligati divertimenti lavorativi per bambini a perverse dipendenze sessuali. Uomini accomunati dalla rassegnata consapevolezza di vivere nel nulla per nulla, vite senza futuro o possibilità di riscatto: il nichilismo come essenza e fine ultimo dell'esistenza.
Tematiche scioccanti per l'opinione pubblica statunitense, critiche a un sistema sul quale si basano economia, certezze e stile di vita della superpotenza mondiale quanto mai inconciliabili con le paure del post 11 settembre. La stessa critica rispecchia questo disagio ed è spaccata tra chi definisce lo stile caustico, disordinato, fortemente evocativo di Palahniuk "spazzatura arrivista da autore-rock star" (Washington Post) e "geniale ritratto dei tempi moderni" (New York Times). Per Fernanda Pivano, traduttrice e  ammiratrice del Palahniuk pensiero, questo stile anticonvenzionale "forse aprirà una nuova vena narrativa: forse il linguaggio del futuro sarà questo revival di ripetizioni nel tentativo di raggiungere una tensione che va al di là perfino dell'anarchia proclamata dall'autore". Detto da un'allieva di Pavese nonché anglista traduttrice di Hemingway, Faulkner e Fitzgerald diventa una considerazione che nobilita e aumenta notevolmente l'interesse per quest'autore fuori dagli schemi.   
Certamente si dibatte di un fenomeno letterario nato nell'underground che vende bene e crea un proselitismo spesso riservato ai soli divi dello spettacolo, diventando un business miliardario. E' questa la contraddizione che potrebbe rappresentare l'unico limite di un autore altrimenti geniale, maledetto, uno dei pochi capaci di descrivere con occhio cinico e surreale le nevrosi del mondo moderno, il marcio che permea l'illusione di poter vivere serenamente il sogno americano e i suoi miti di plastica.
Per dare un'idea del suo stile disarmonico e assolutamente anticonvenzionale, ecco un passo tratto dal primo, allucinato libro di Palahniuk, Fight Club, di cui è stata girata una riduzione cinematografica da David Fincher, in riferimento al "nido" Ikea:
"Compri mobili. Dici a te stesso, questo è il divano della mia vita. Compri il divano, poi per un paio d'anni sei soddisfatto al pensiero che, dovesse andare tutto storto, almeno hai risolto il problema divano. Poi il giusto servizio di piatti. Poi il letto perfetto. Le tende. Il tappeto. Poi sei intrappolato nel tuo bel nido e le cose che una volta possedevi, ora possiedono te." 


         MATTEO PAOLETTI   

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RAGE AGAINST THE MACHINE: OMONIMO


Ha senso oggi parlare di un album d'esordio uscito più di 11 anni fa e scritto da un gruppo morto e sepolto da tre anni? Sì se il gruppo in questione con il suo primo lavoro ha rivoluzionato in modo radicale il modo di intendere la musica, fondando di fatto una corrente artistica nuova.
Nati nel tempo degli ultimi spasmi del movimento grunge, i RATM spostano le tematiche malinconiche e surreali di quel periodo su un piano fino ad allora inesplorato, unendo musiche aggressive e assolutamente pogabili ad un cantato rappato pieno di riferimenti politici e  sociali, mettendo in luce le contraddizioni del nostro consumismo quotidiano. Innovatori non solo sul piano delle liriche, ma anche e soprattutto su quello della tecnica musicale, hanno cambiato radicalmente l'approccio con lo strumento: il chitarrista Tom Morello per esempio affianca ad assoli tecnicamente ineccepibili suoni creati maltrattando ampli, effetti, pickup e leva in modo talmente nuovo e particolare da sembrare campionature di un sintetizzatore. I puristi potrebbero storcere il naso, ma l'apertura mentale è una prerogativa indispensabile per affrontare un gruppo tanto originale, modello per il patetico seguito di attuali imitatori e sciacalli senza idee.
L'impegno politico, presente nel DNA della band ed elemento portante della produzione musicale e non dei RATM, è l'ossatura ideale di questo primo lavoro in cui spiccano titoli piuttosto evocativi quali "Take the power back", "Know your enemy", "Township rebellion", che vanno però oltre l'odierno cliché del gruppo ribelle e maledettamente alternativo al sistema: le liriche sono realmente impegnate e supportate da basi ideologiche concrete, tutt'altro che slogan da imparare a memoria.
La stessa contraddizione di pubblicare questo album per la multinazionale Sony ha la giustificazione, comunque discutibile, di voler raggiungere il maggior numero di persone con una distribuzione capillare altrimenti impossibile per un'etichetta indipendente. Si può essere d'accordo o no con questa scelta di "distruzione del sistema dal suo interno", ma è innegabile che  il loro impegno di dar voce agli oppressi  ha fatto proseliti in tutto il globo.

   Consigliato: - a chi ascolta il nu-metal di adesso senza conoscerne le radici
                       - a chi non ha paura di sentire qualcosa di diverso
                       - a tutti i chitarristi stufi di soli, fraseggi e suoni frullati che sanno di vecchio
           
    Sconsigliato: - a chi ascolta solo "musica" truzza: probabilmente il cd si rifiuterà di girare.



         MATTEO PAOLETTI 

                                                         
   L'ANGOLO DI PABLO


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