|
|
|
|
|
Buskashì - Viaggio dentro la guerra Di Gino Strada, Feltrinelli, pagg.178, euro 12
La cronaca dell'esperienza umanitaria in Afghanistan di Gino Strada, chirurgo di guerra fondatore di Emergency, nei giorni immediatamente successivi l'11 settembre, è una testimonianza dalla quale non si può prescindere per giudicare con lucidità e cognizione di causa la vera natura di ogni conflitto armato e del suo inevitabile seguito di devastazione. Il diario, scritto a mente fredda nel giugno 2002, ha inizio il 9 settembre 2001, giorno dell'assassinio di Massud, leader dei ribelli al regime Talebano, ed è la descrizione del viaggio clandestino per entrare nel Paese da cui tutte le altre organizzazioni umanitarie, la tanto ostentata civiltà, e non solo i profughi, stavano fuggendo. Tutte le difficoltà incontrate per raggiungere l'ospedale di Kabul, come l'attraversare il fronte durante i bombardamenti americani movendosi in zone di miseria assoluta, hanno in sé un'aspra critica ai media, alla politica americana e italiana, nonché a quella terroristica, e al miope pensare comune della legge del taglione, l'atteggiamento pubblico e istituzionale prevalente in quei giorni. Il libro svela i retroscena che vanno oltre la patinata facciata del circo mediatico montato dall'informazione durante il conflitto, e rappresenta un fondamentale esempio di resistenza alle imposizioni del servilismo filoamericano imperante. Nel momento in cui scrivo, in cui nonostante le risoluzioni ONU soffiano fortissimi i venti di guerra sull'Iraq, riflettere sulla testimonianza di un uomo che ha vissuto in prima persona gli unici frutti di un conflitto assume un valore particolare. Non si astengano dal leggere i proseliti dell'"Orgoglio" Fallaciano: anche loro avranno modo di interrogarsi su una questione intellettuale portante"Buskashì", l'affermazione del sofista Trasimaco "il giusto altro non è che l'utile del più forte".
Matteo Paoletti
***** A COLLOQUIO COL QUESTORE: UN'ESPERIENZA SCONVOLGENTE
Antefatto. Sarà stata una mattina di novembre, non ricordo con precisione, una fotocopia atterra sul mio banco: finalmente un uomo lungimirante e responsabile si preoccupa seriamente del problema droga tra i giovani, lo affronta di petto spedendoci una lettera in cui con dati tecnico-scientifici ci rivela che la droga fa male; forse una verità scontata e inutile da ricordare, ma comunque un apprezzabile gesto di avvicinamento da parte delle istituzioni: il questore di Savona si interessa concretamente alla nostra sicurezza. Dicembre, è convocata in grande fretta un'assemblea straordinaria riservata al triennio di classico e linguistico: il questore vuole avere un vero dialogo coi ragazzi, un confronto diretto che vada oltre un pezzo di carta dattiloscritto, un colloquio che sia per noi, testualmente, "un'esperienza sconvolgente". Purtroppo la diventerà. Il questore prende la parola, inizia un monologo introduttivo in cui sottolinea la nostra simile derivazione culturale, avendo lui stesso frequentato brillantemente il liceo classico, l'esperienza e la perizia acquisite in anni di servizio contro la malavita organizzata e la volontà di instaurare un dialogo, di accendere un dibattito stimolato da uno "snocciolamento di dati che vi stordirà". E' passata più di mezzora, i dati che ci sommergono provocano realmente l'effetto sorpresa: il questore ci fa notare come durante l'esame di maturità abbia sostenuto stoicamente la prova di latino nonostante fosse ferito ad una mano, siamo istruiti sulle aulenti e rinomate proprietà del bergamotto di Gioia Tauro, scopriamo che il questore serve con onore lo Stato da innumerevoli anni. Indubbiamente notizie utilissime, ma nel pubblico inizia a serpeggiare un certo disagio: l'unico dato pertinente emerso è che i mafiosi calabresi tagliano l'hashish con lo sterco, e che quindi fumarlo fa male. Tutti ci chiediamo quando si entrerà nel vivo dell'argomento, in fondo ci troviamo di fronte all'uomo che più di tutti può spiegarci le conseguenze cui incorriamo se infrangiamo la legge. Per convincerci che drogarsi accorcia la vita penso non sia necessario un monologo retorico e paternalistico, in cui le droghe sono figure sfocate, dei tabù di cui si può pronunciare solo il nome, evitando accuratamente di addentrarsi nel loro significato sociale, psicologico o più semplicemente penale e giudiziario. Il dibattito riflette i dubbi e le perplessità sorti da un'esposizione tanto approssimativa e fuorviante, le domande si incentrano soprattutto sulla credibilità di uno stato che si trova ad essere contemporaneamente monopolista della droga tabacco e morale proibizionista che vuole educarci alla legalità e al non consumo. Domande legittime, logiche e incredibilmente precise. Il questore risponde leggendo brani tratti da "Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino" in cui la protagonista, Cristiane F., prova per la prima volta l'hashish e il buco: stranamente non siamo soddisfatti da tanta esaustiva precisione e aderenza alle richieste di spiegazione. Chiediamo chiarimenti: è l'inizio del degenero. Io vengo liquidato come un "sovversivo": ho osato pretendere una risposta che avesse una minima congruenza con le nostre domande, ma evidentemente non avevamo saputo cogliere il profondo contenuto delle parole e dei passi letti. Insistiamo. Ci viene detto che non abbiamo di fronte un uomo politico ma un servitore dello Stato, che tali questioni non gli competono. Spiega comunque che la diffusione del tabagismo è dovuta a una crisi di valori. Di fronte a tanta banalità gli chiediamo cosa intenda per valori. Nell'elenco che ci fornisce spunta, e siamo nel XXI secolo, la verginità (!). Una ragazza vuole chiarimenti: è l'apoteosi. Ora l'uomo che voleva un confronto libero e aperto è furioso, inizia ad urlare per ristabilire un ordine che mai era venuto a mancare, veniamo accusati di sofismo polemico: mai in nessuna delle tante scuole visitate si era trovato davanti ad una situazione talmente ingovernabile, ad un tale spirito insurrezionalistico e irriverente nei confronti delle cariche dello Stato. Probabilmente nelle altre scuole ha avuto a che fare o con dei lobotomizzati o con dei ragazzi che non l'ascoltavano: rifiuto l'idea che il nostro liceo, di fronte a una relazione tanto superficiale, rappresenti l'eccezione sovversiva. Il relatore, fuori di sé, continua nell'invettiva, giunge al "voi non sapete con chi state parlando!" perché noi, poveri bambini polemici accecati da una smisurata ignoranza, abbiamo osato definire il questore approssimativamente il capo della polizia e non "molto di più!". Dopo le fiamme il preside riporta la calma, soprattutto nel nostro illustre ospite. Con diplomazia sfuma i toni della polemica e il dibattito si chiude nell'incredula delusione generale, comune ad alunni, professori e preside stesso. Dopo le polemiche nascono i dubbi: un colloquio tanto disastroso, esempio della più totale mancanza di capacità e moderazione ci è stato offerto dal più alto rappresentante delle forze dell'ordine della nostra provincia. L'immagine delle istituzioni esce logora da un dialogo che avrebbe dovuto aiutare la nostra crescita culturale. L'unica realtà è che l'argomento di dibattito è stato affrontato in modo superficiale, senza uscire mai dal campo dell'ovvietà moralistica. Nonostante tutto il questore è però riuscito nei suoi intenti: ci ha davvero regalato "un'esperienza sconvolgente" MATTEO PAOLETTI
L'ANGOLO DI PABLO
HOME PAGE BACIAMI IL MARE / CHE FOTO!!! / AMICI / PABLO / FASANO PAROLE DAL CUORE / ABBRACCIAMI/ MASINI / LUCEBELLA
E-mail: ziopirata@lucebella.it
|
|
|
|
|